Cari amici,
rieccomi ancora a voi con il mio solito bagaglio di ricordi e di emozioni dopo un mese e mezzo trascorso in India. Ho incontrato tutti i nostri bambini: 130 vivono attualmente alla Smiling Children’s Home, e gli altri 110 vivono in famiglia nei villaggi vicini. Stanno tutti bene e tutti stanno proseguendo regolarmente gli studi. Come al solito le cose da fare sono state tante e hanno assorbito tutte le mie energie per tutto il periodo che sono stata laggiù. Come l’anno scorso, abbiamo portato i ragazzini più grandi in gita ad Hyderebad, e poi tutti al mare, al circo e al parco divertimenti. Potete immaginare la loro gioia. Abbiamo anche apportato dei miglioramenti alla casa: è stato finalmente pavimentato il cortile, che era dissestato e pieno di buche, e tutte le volte che pioveva diventava un ricettacolo malsano di melma e sporcizia. E’ stata ultimata la recinzione ed è stato fatto fare il tanto desiderato cancello d’ingresso: ora siamo al riparo da serpenti e scorpioni, e da ladri o malintenzionati. Abbiamo comprato quattro grosse taniche per l’acqua che abbiamo collegato all’acquedotto e sistemato sul tetto: ne avevamo veramente bisogno, perché i bambini sono tanti, e quando facevano la doccia tutti assieme l’acqua non bastava mai. Abbiamo anche arricchito il nostro “allevamento” di animali: ora abbiamo in tutto 6 bufale, 24 capre e 12 conigli. A Prassad, il nostro guardiano di bufale, ho comprato una macchina per tranciare l’erba. Non avendo da seguire particolari lavori di costruzione, quest’anno ho potuto trascorrere molto più tempo con i bambini, dedicandomi in particolare al loro stato di salute. Ne ho accompagnati tantissimi per visite di controllo in una clinica pediatrica: chi per il mal di testa, chi per l’influenza, mal di gola o di orecchi… Alcuni avevano problemi alla vista e li ho accompagnati dall’oculista: nelle foto che allego a ciascuno, alcuni di voi vedranno infatti il proprio bambino o bambina indossare gli occhiali da vista. Alcuni bimbi avevano delle brutte carie, così il dentista ha provveduto all’estrazione di denti o alle cure del caso.
Ma la soddisfazione più grande l’abbiamo avuta con Anusha, la bambina con gravi problemi al cuore, che siamo riusciti a far operare, in una clinica di Vijayawada: con un intervento che è durato circa 6 ore le hanno sostituito con successo due valvole cardiache e, dopo una degenza di circa un mese, ora Anusha è ospite alla Smiling Children’s Home dove ho approntato per la convalescenza una stanza al piano terra solo per lei e la mamma, e sta bene. |
Purtroppo non ho potuto seguire personalmente l’evoluzione dell’operazione: dopo circa 10 giorni dal mio arrivo in India io e padre Joseph l’abbiamo accompagnata in clinica per il ricovero, ma il giorno dopo la mamma mi ha letteralmente proibito di farmi vedere ancora in clinica, perché, se il personale mi avesse visto (io ho la “pelle bianca” e quindi sono per loro un’occidentale ricca), mi avrebbero chiesto più soldi. L’operazione (compresa la degenza, il sangue per le trasfusioni ecc.) costava 8000 euro: metà li avrebbe pagati il governo, metà noi (i soldi non li avevo e mi sono indebitata chiedendoli in prestito a un prete mio conoscente).
Ma se avessero saputo che Anusha era una mia “assistita”, avrebbero preteso l’intera somma. Così, tutte le sere per un mese, padre Joseph mi accompagnava a trovare Anusha: mi lasciava a circa 500 metri dalla clinica vicino a un carretto ambulante di frutta (che ormai era diventato mio amico e mi regalava una mela o un pezzo di papaia), andava a trovare la bimba e mi portava sue notizie. Disperavo ormai di poterla vedere, quando proprio il giorno della mia partenza per l’Italia è stata dimessa e l’ho potuta riabbracciare: lei era frastornata, la mamma piangeva dalla gioia e io piangevo con lei. Fra le lacrime mi baciava i piedi e continuava a dire: “Come posso sdebitarmi?”. E io a dirle: “La ricompensa più grande è qui, in carne e ossa: Anusha è viva, e sta bene”. |
Non voglio pensare a quello che sarebbe successo se non fossimo intervenuti in tempo. Vi rendete conto che abbiamo regalato una vita? Fermatevi un attimo a pensarci, se è possibile dimenticate per un momento le preoccupazioni e le noie che regolarmente costellano la nostra esistenza e dite “HO SALVATO UNA VITA UMANA!”. E’ un risultato grande, grandissimo. Cari amici, vi esprimo gratitudine con tutte le fibre del mio essere e con le lacrime agli occhi, come la mamma di Anusha quando mi baciava i piedi, vi dico: GRAZIE!
Un abbraccio Loredana